Scopri come migliorare l’in-store customer experience per creare una relazione a lungo termine con i tuoi clienti.
La customer experience nel retail è (di nuovo) un tema centrale nelle strategie aziendali. Infatti, dopo l’accelerazione verso gli acquisti online impressa dalla pandemia, i dati del mercato ci dicono che c’è un ritorno al punto vendita. Ma niente è più come prima: la componente tecnologica e l’integrazione digitale fanno ormai parte dell’esperienza in-store e sono diventate la chiave di volta del Customer Lifetime Value (CLTV).
Il termine “experience” ricorre oggi in diversi ambiti – cultura, turismo, benessere, Horeca, eventi – e il mondo del retail non fa eccezione. Le persone si aspettano sempre più di vivere momenti positivi, motivo per cui l’in-store customer experience non è più solo un elemento accessorio, ma uno dei principali fattori di crescita per un’azienda.
La customer experience nel retail ha in effetti diverse ricadute di valore. La prima è la più diretta: va da sé che, quanto più l’esperienza nel negozio è piacevole, tanto più il cliente sarà indotto a tornare. Ma non solo. Ci sono poi ricadute indirette di grande importanza: il cliente del punto vendita è anche un potenziale lead, e questo significa che, nel momento in cui lascia i suoi dati, è un contatto a costo zero per l’azienda. In quanto lead, il cliente può essere oggetto di attività di comunicazione e marketing che dovranno essere curate in ogni dettaglio affinché la customer experience nel retail e la user experience siano entrambe soddisfacenti. A questo proposito, se desideri approfondire le migliori strategie per gestire efficacemente i lead, ti invitiamo a leggere il nostro articolo dedicato sul lead management.
Due dati tra tutti rivelano l’importanza di questi fattori:
Ma come si ottiene una retail customer experience (e una user experience) soddisfacente? Mettendo al centro il cliente: il 41% delle aziende customer-centric, grazie alle strategie messe in campo, ha raggiunto almeno il 10% di crescita di fatturato nel 2023 (fonte: Forrester).
Un’esperienza cliente di successo non si basa solo su transazioni, ma sulla costruzione di un rapporto di cui il cliente è il fulcro. Dalla qualità del servizio al coinvolgimento personale, ogni interazione rappresenta un’opportunità per fidelizzare e differenziarsi dalla concorrenza. Ma come si concretizza tutto questo?
Quando si parla di in-store customer experience ci si riferisce all’insieme di sensazioni, emozioni e sentimenti che il cliente sperimenta durante la sua permanenza nel punto vendita, che a loro volta sono determinate da una complessità di fattori. Se un tempo la customer experience nel retail aveva a che fare solo con fattori ambientali – come per esempio l’architettura, l’arredamento, la disposizione dei prodotti, la facilità dei movimenti – e con il fattore umano – cioè l’empatia, la disponibilità e la professionalità del personale – oggi intervengono altre dinamiche ed esigenze, strettamente collegate all’integrazione con strumenti tecnologici e digitali.
Si parla quindi di phygital: la customer experience e la user experience non sono più due momenti distinti nella vita del cliente, ma sempre più si compenetrano e possono rafforzarsi l’un l’altra. Da una parte il customer journey attraversa anche gli spazi fisici (con fenomeni come lo showrooming e il webrooming), e dall’altra il cliente utilizza anche strumenti digitali mentre si trova all’interno del punto vendita, come per esempio l’app del brand, i totem per orientarsi, o i QR code per i menu.
La qualità della customer experience nel retail dipende allora dalla qualità del servizio in senso lato: atmosfera, accoglienza e funzionalità, ma anche personalizzazione dei contenuti, delle offerte e delle informazioni che il cliente può ricevere direttamente sul suo cellulare. Un dato fornito da Pulse Check di Accenture Interactive ci dice che il 91% degli acquirenti è più propenso ad acquistare da brand che memorizzano transazioni e preferenze: la profilazione non è dunque vista come qualcosa di negativo ma, anzi, è un valore aggiunto per il cliente perché gratifica le sue aspettative. Ecco quindi che integrare questo tipo di informazione anche nell’in-store customer experience può rivelarsi un fattore vincente.
Dunque, come fare in modo che la customer experience nel retail aumenti il Customer Lifetime Value di ogni cliente?
Possiamo rispondere con 4 passaggi chiave:
In t.bd affianchiamo i nostri clienti nella definizione strategia, nell’implementazione di nuovi strumenti e nella loro integrazione con lo stack tecnologico presente in azienda. Tra i nostri casi di successo, Antony Morato rappresenta un esempio di una strategia di customer engagement specifica per il settore retail. Con i suoi 70 store e più di 2000 rivenditori nel mondo, nonché una consistente attività eCommerce, Antony Morato aveva una grandissima mole di dati da gestire. L’intervento di t.bd è stato sia di tipo strategico, con la definizione di KPI misurabili, sia di tipo operativo, generando una unique customer view che ha permesso accompagnare il cliente retail nella sua strada verso l’omnicanalità. Il risultato è stato una campagna che ha generato 700.000 euro di fatturato, con un aumento del valore dello scontrino medio del 21%.
Come abbiamo visto, l’in-store customer experience ben coniugata con l’user experience è un importante motore di crescita. Occorre lavorare in modo congiunto e coordinato per offrire al cliente uno spazio fisico e virtuale che sia allo stesso tempo coinvolgente, piacevole, agevole e personalizzato. È inoltre indispensabile utilizzare uno stack tecnologico utile a minimizzare la dispersione delle informazioni e massimizzarne l’utilità. Serve quindi un approccio strategico, omnicanale e centrato sul valore delle relazioni.
Oltre 30 pagine di riflessioni, in cui 4 grandi brand del settore Retail raccontano come affrontare la trasformazione omnicanale.
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