Scopri tutte le informazioni, i pro e i contro, per conoscere il funzionamento di Apple eMail Privacy Protection: leggi la nostra guida completa.
Quello della privacy è un tema di grande attualità, ormai da diversi anni. Che si parli di email o di altri argomenti, come i cookie, aziende e piattaforme si stanno dirigendo verso una maggior tutela degli utenti, modificando spesso le logiche che hanno di fatto dominato il mondo digitale finora. Una delle ultime realtà a lanciare un’azione che ha cambiato le regole dell’email marketing è Apple, con Mail Privacy Protection.
Per misurare il successo di una campagna di email marketing, infatti, i marketer spesso si affidano a pixel di tracciamento invisibili, che rilevano da dove e quando un utente apre un messaggio di posta elettronica. Ciò può compromettere inconsapevolmente la privacy degli stessi utenti, che potrebbero non sapere di essere monitorati. È proprio per impedire ai mittenti di tracciare le aperture delle email e dell’indirizzo IP che Apple ha introdotto questa nuova funzione. Ma vediamo, nei dettagli, quali sono i suoi effetti sull’email marketing e come adattarsi al cambiamento.
Di fatto, tutte le piattaforme di email marketing tracciano le azioni di apertura delle email che spediscono andando ad inserire nel corpo del messaggio un’immagine invisibile, chiamata pixel di tracciamento.
Questo pixel viene scaricato dal web in corrispondenza di ogni apertura dell’email, permettendo di rilevare non solo se l’azione è stata effettivamente compiuta, ma anche informazioni collegate alla tipologia di dispositivo utilizzato, il client usato per leggere l’email e indirizzo IP.
Con l’aggiornamento dei sistemi operativi annunciato nel giugno 2021, Apple ha implementato Mail Privacy Protection, una nuova funzione di tutela della privacydisponibile a partire da iOS 15, iPadOS 15 e macOS Monterey.
Come funziona Mail Privacy Protection? Apple scarica i messaggi di posta elettronica (compresi i pixel invisibili) attraverso un proprio server, che funge da intermediario (server proxy) quando l’utente apre i messaggi con Apple Mail. Così, il mittente non può sapere se e quando o da quale IP e dispositivo l’email è stata effettivamente aperta.
Un’ultima precisazione? La Mail Protection è applicata unicamente alle email aperte con Apple Mail. Altri client, come Gmail o Outlook, non sono oggetto della funzionalità.
La Mail Privacy Protection di Apple non rivela chi ha abilitato questa funzione e, di conseguenza, determinare il vero comportamento dell’utente. Ciò ha generato una serie di conseguenze, sia a livello tecnico che generale, che ogni marketer dovrebbe conoscere per creare una strategia mirata o aggiustare quella esistente. Ecco, di seguito, i principali effetti scatenati dalla Mail Privacy Protection.
Tanto per cominciare, la Mail Privacy Protection incrementa la fiducia degli utenti verso i messaggi di posta elettronica ricevuti, proprio perché sono consapevoli che la loro privacy è protetta da Apple.
Tale funzione, poi, incoraggia gli email marketer a focalizzarsi sul valore e sul contenuto delle loro email e non sulle metriche di apertura. Di conseguenza, li stimola anche a migliorare le proprie pratiche di segmentazione e di personalizzazione dei messaggi inviati, basandosi perlopiù su dati comportamentali e qualitativi.
Non mancano, tuttavia, conseguenze più negative dovute all’introduzione di questa funzionalità. Innanzitutto, per poter proteggere gli utenti che attivano Mail Privacy Protection, i sistemi Apple generano una serie di aperture fittizie. Ciò fa aumentare i tassi di apertura, ma non è da considerarsi come un valore reale in termini di performance.
Anche il CTOR (Click To Open Rate), ossia la metrica che indica quanti utenti hanno cliccato almeno un link presente nell’email, rispetto al numero di aperture, ne risente inevitabilmente. Il dato, infatti, tende ad abbassarsi e ad essere falsato, poiché di fatto non si conosce l’effettivo numero di aperture.
Senza contare, poi, che anche la pulizia dei contatti, la segmentazione e l’automation diventano più complicate. Con la Mail Privacy Protection un utente potrebbe risultare attivo quando in realtà non lo è, fornendo dati inaffidabili. Ciò, poi, impatta la segmentazione e le relative azioni di re-engagement, nonché gli A/B test e l’automation.
Risulta evidente, dunque, come le conseguenze dell’introduzione di Mail Privacy Protection si ripercuotano sui marketer e sulle loro attività, complicando decisamente lo svolgimento dei compiti. È bene precisare, però, che, che per ottenere dati affidabili per trarre conclusioni veritiere sulle performance delle proprie campagne, vi sono strategie e diversi accorgimenti utili da mettere in atto.
Possiamo concludere affermando che la Mail Privacy Protection rappresenti un’autentica sfida per gli esperti di email marketing, ma anche una rilevante opportunità per migliorarsi e per migliorare la fiducia con l’utente. Adattandosi a questa novità, infatti, è possibile dare forma a campagne più efficaci e performanti, garantendo allo stesso tempo un’esperienza sempre più rispettosa della privacy degli utenti.
Il mondo digitale, del resto, si sta muovendo a grande velocità verso una maggior protezione dei diritti dei consumatori, specialmente nell’ambito della tutela del dato personale. Oggi più che mai, infatti, è essenziale saper adattare le proprie strategie ai mutamenti dell’ecosistema digitale.
Elah Dufour Novi, leader nel settore dolciario, aveva la necessità di costruire una relazione più intima con i suoi clienti. Scopri i dettagli della strategia di Marketing Automation messa in campo da t.bd.
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